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Chi era Papa Benedetto XIII

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Miei carissimi Amici che avete accettato di partecipare a questo incontro di istruzione e di conoscenza dei nostri tesori di mente e di cuore della nostra città di Gravina. La convinzione di determinati principi, per esempio: "Nessuno può dare ciò che non ha", o, per tanti, "La cultura è basarsi sul si dice", e inventare tante bugie, attribuendo a cosiddette "ricerche", che poi risultano opinioni di povera gente, diremmo a Gravina, che non sa fare "O" col bicchiere, il tutto mi spinge con caparbietà, a dimostrare che la storia è storia con veri documenti alla mano e che tali documenti non vanno sottoposti al parere di chi è digiuno di cultura. Circa un mese fa, il 9 febbraio 2010, molti o moltissimi di Gravina hanno ascoltato, per la prima volta, chi era il nostro Arcangelo Scacchi, il più grande mineralologo di tutti i tempi, a carattere mondiale, tanto, caso unico nella storia, che ancora vivente, in Grecia e nel Bosforo Gli eressero due monumenti per gioia e riconoscenza mondiale. Questa sera, noi siamo qui per conoscere nel campo religioso - cristiano - gravinese il più grande campione di fede: Papa Benedetto XIII, della famiglia Orsini, dei Principi di Solofra, presso Salerno. Perché? Gli Orsini di Gravina, duchi di Gravina, ressero il ducato sino al 1635. Morto il duca Michele Antonio Orsini senza eredi, la sorella erede Maria Felicia mise all'asta il Ducato che fu comprato da un suo cugino, un Orsini di Solfora, Pier Francesco nel 1640. Un tipo un po' particolare. A Gravina, si direbbe, non fece fortuna, e si sistemò a Napoli, abitando un palazzo denominato: "Palazzo Gravina". Costui trascorse la Sua vita, quasi sempre nella capitale partenopea, facendo sentire pesantemente, il suo ruolo di potente e cinico feudatario. Da lui dipendeva la vita e la morte dei suoi sudditi. Ancora oggi, il nostro buon popolo graivense, ricordandolo con disprezzo, lo denomina il "ducapatre", sinonimo di chi governa, con ricatti e soprusi di ogni genere. Tale nomigliolo, a torto, anche oggi, non conoscendo la storia, vedendo quella statua, una volta era chiesa del Purgatorio, altare maggiore consacrato dal Card. Orsini, sulla sinistra dell'altare suddetto, la chiamano la statua del ducapadre, attribuendola al papà del Papa, mentre è il nonno del papa. Il padre del nostro Benedetto XIII era Ferdinando III Orsini e la Sua mamma Giovanna Frangipane della Tolfa di Toritto. Il 2 febbraio 1650 in Gravina, nell' ancora oggi denominato "Palazzo del Principe Orsini" nacque il nostro Pier Francesco. Lo stesso giorno, massimo il giorno dopo, fu portato in Cattedrale dove fu battezzato con nome di Pier Francesco. Otto anni dopo il duca - padre morì e Lui, essendo il primogenito, ereditò il titolo di feudatario di Solofra e Duca di Gravina. Iniziò i suoi studi nel nostro Seminario Vescovile e frequentava il Convento dei monaci Domenicani, situato a fianco della Chiesa di San Tommaso d' Aquino, che il nostro popolo, oggi, chiama chiesa San Domenico, mentre la Chiesa è dedicata a San Tommaso d'Aquino. E in quel periodo tutta la zona era terreno incolto e l'unica costruzione era la Chiesa e il convento dei Padri Domenicani, tanto che l'attuale porta "San Micjhele", era denominata "Porta San Tommaso d' Aquino". Lì, sino all'età di sedici o diciassette anni, Pier Francesco, un ragazzo e quindi un giovane a modo: molto vivace, pio, amante dello studio e della preghiera. Appassionato allo studio delle lettere, studioso fattivo, trainante, riuscì, a soli sedici sedici anni a coinvolgere negli sudi i suoi amici coetanei nell'amore allo studio e fondò un' accademia letteraria denominata "Dei Famelici" :esprimeva così il grande desiderio di studiare, di conoscere altre varie dottrine per arricchirsi e arricchire quanti li avrebbero seguiti. Lo stemma dell' academia: "Un orso macilento ed affamato che, intento a divorare il miele da un favo, rimaneva incurante delle punture di uno sciame di api accorso ad investirlo". Aveva espresso il suo desiderio di farsi domenicano e la Mamma glielo proibì perché, come si è detto, era l'erede del Ducato di Gravina. Era usanza che i figli dei nobili, guidati, potessero girare e visitare l' Italia e Pier Francesco espresse questo suo desiderio. Pier Francesco contava 17 anni quando la mamma lo affidò a un Suo fidato. Girando si fermarono a Venezia e Pier Francesco volle incontrare il Generale dei Padri Domenicani. A Questi espresse la Sua vocazione e il Generale lo accolse. Il Giovane Pier Francesco avvicinò la sua guida e lo inviò a Gravina con il suo messaggio: "Pier Francesco si è fatto monaco domenicano".La mamma, alla inaspettata notizia si volse a tanti personaggi, tra cui al Papa Clemente IX. Questi chiamò il Nostro, ne parlò e alla fine convinse la Mamma a lasciar seguire la vocazione al proprio figlio. Nel 1668 rifiutò l'eredità di Duca di Gravina, che passò al fratello Domenico e fu trasferito in Roma, nel convento di Santa Sabina per l'anno del noviziato. Fece la Sua prima professione cambiando il proprio nome in fra Vincenzo Maria. Sacerdote il 24 febbraio 1671. A 23 anni, il 22 febbraio1672 il Papa Clemente X lo nominò, a sua insaputa, contro la sua volontà, Cardinale del titolo di San Sisto e prefetto della Congregazione del Concilio. Tutto il Collegio Cardinalizio applaudì e tutta Roma, l'unico dispiaciuto fu fra Vincenzo Maria. Soffrì molto, fece tanta penitenza. Fra Vincenzo si ritirò in raccoglimento e preghiera nel convento di Ronzano, e lì in un angolo della cascina, mezzo sepolto dalla paglia. Qui il 12 marzo 1672 fu raggiunto dal Maestro Generale dell'Ordine dei Domenicani, che, in virtù di obbedienza e sottopena di scomunica "latae sententiae", gli ingiunse di accettare entro tre ore il Cardinalato. Il Nostro "in obsequio" si dichiarò pronto ad ubbidire. Caso raro: Un Uomo che rifiuta onori e vestiti colorati per essere davvero discepolo di Cristo e servitore di tutti i fratelli. Non briga, tanto meno non sfrutta amicizie per poi attribuire allo Spirito Santo intrighi umani. Così scrivevo nel 1980, nella prima edizione della biografia di Papa Benedetto XIII. "Erano tempi in cui, ieri come oggi, gli onori si cercavano con "petulanza" e con tutte le forze e…con tutti i poteri. Oggi, diremmo, con tutte le chiavi! "Il suo, dirà il Card. Virginio, suo zio, fu un rifiuto senza esempi"! Contava 22 anni, due mesi e sette giorni. L'anno dopo fu nominato Prefetto della Sacra Congregazione del Concilio ed Esaminatore dei Vescovi. Da Cardinale, sempre con tanti onori, indossò sempre la sua veste di frate. Nulla che lo potesse distinguere! Maestro di ieri e di oggi!
Mons. Angelo Casino

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