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Solo il Padre è capace di riempire i nostri vuoti - GRAVINAOGGI

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Solo il Padre è capace di riempire i nostri vuoti

Politica e cultura
La processione del Corpus Domini a Siviglia, Manuel Cabral Aguado-Bejarano, Olio su tela, Museo del Prado, Madrid

Al tramonto, dopo un’intera giornata trascorsa a predicare e guarire i malati, la stanchezza comincia a farsi sentire: c’è gente ovunque che fa domande, che vuol parlare e raccontare le sue ferite, che guarda implorando un Tuo gesto, una Tua parola ancora. Perché è bello stare lì con Te, e non fa niente che tra un po’ sarà buio e non sapranno dove andare: ognuno di loro ha una richiesta, un bisogno, una fame. I dodici lo sanno, e sanno anche che quella folla continuerà a schiacciarti, a spremerti parole e tenerezze e a gridare la sua fame di senso. Charles de Foucauld ricorda che prima di incontrare Dio si è trovato «come un povero che muore di fame»: Dio non è una verità astratta, è qualcosa che si incontra quando il cuore è povero e ha fame. È in quel buco che hai dentro e che non sai come colmare, in quel crampo che ti stringe nell’attimo più buio, nello smarrimento, nella ricerca di un gusto e di un sapore che sia per sempre, insomma nella tua fame di infinito. E Lui si accontenta di quel groviglio di paura e di quel nodo di desideri che siamo, di quell’inizio di cammino che comincia ad aprirsi, si accontenta di un misero vuoto. Gli basta poco o niente per fare miracoli. Per questo non scappa Gesù dalla folla importuna e pressante, non si nasconde ma, anzi, si preoccupa di riempire quel vuoto, di saziare un desiderio. A costo di inventare una nuova matematica, a costo di sfidare ogni logica razionale, che lo avverte che cinque pani e due pesci non potranno mai bastare per cinquemila persone, Lui applica i suoi nuovi teoremi e divide in gruppi e moltiplica per cento, per mille, in un’inedita scienza esatta. È senza limiti la sovrabbondanza di Dio. Tanto che addirittura avanzeranno dodici ceste, forse una per ciascuno dei suoi, per quei matematici corretti, per quei calcolatori infallibili che ancora non hanno capito le misure e le proporzioni del cuore di Dio. È troppo Dio per noi per poterlo capire: non ci resta che guardare meravigliati il miracolo di un pane che diventa vita a partire da un nulla e di masticare il sapore del chicco di grano che scompare e poi sazia. “Sei la verità che non ragiona”, scriveva Turoldo, sei il nostro irreprimibile desiderio di credere in Te e nelle Tue incomprensibili follie.
Luigi Verdi avvenire.it


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