Siamo tutti mendicanti di amore e di luce
Politica e cultura
						 
						Maestro della raccolta della manna, Guarigione del cieco di
						Gerico, 1475
TVangeli di strade e di incontri, in queste settimane.
						«Mentre partiva da Gerico...». Siamo alle porte della città, dove le carovane
						dei pellegrini si ricompongono, dove si aggirano i mendicanti, sperando in una
						monetina tra i tanti che si danno appuntamento alle porte. Un cieco, seduto, a
						terra, immobile, sta lì a mendicare la sua sopravvivenza da chi passa. Ma ecco
						che «sentendo che era Gesù il Nazareno» Bartimeo è come investito da un
						brivido, da una scossa: alza la testa, si rianima, comincia a gridare il suo
						dolore. Non si vergogna di essere il più povero di tutti, anzi è la sua forza.
						Siamo tutti come lui, mendicanti di affetto o di amore o di luce. La mendicanza
						è la sorgente della preghiera: Kyrie eleison, grida. Tra tutte, la preghiera
						più cristiana ed evangelica, la più antica e la più umana. Che nelle nostre
						liturgie abbiamo confinato all'atto penitenziale, mentre è la richiesta di
						nascere di nuovo. La ripetono lebbrosi, donne, ciechi e non è richiesta di
						perdono per i peccati, ma di luce per gli occhi spenti, di una pelle nuova che
						riceva carezze ancora.
						
						Come un bambino che grida alla madre lontana, chiedono a Dio:
						mostrati padre, sentiti madre di questo figlio naufrago, fammi nascere di
						nuovo, ridammi alla luce! Bartimeo cerca un Dio che si intrecci con la sua vita
						a pezzi, con i suoi stracci. Ma la folla attorno fa muro al suo grido: taci!
						disturbi! Terribile pensare che la sofferenza possa disturbare. Disturbare Dio!
						Bartimeo allora fa l'unica cosa che si può fare in questi casi: grida più
						forte. È il suo combattimento, con le tenebre e con la folla.
						
						Il Nazareno ascolta il grido e risponde in un modo tutto nuovo:
						coinvolge la folla che prima voleva zittire il mendicante, si fida della folla,
						anche se è così facile a cambiare di umore: chiamatelo! E la folla va,
						portavoce di Cristo, e si rivolge al cieco con parole bellissime, da brivido,
						dove è custodito il cuore dell'annuncio evangelico. Parole facili e che vanno
						diritte al cuore, da imparare, da ripetere, sempre, a tutti: «Coraggio, alzati,
						ti chiama». Coraggio, la virtù degli inizi. Alzati, dipende da te, lo puoi
						fare, riprendi in mano la tua vita. Ti chiama, è qui per te, non sei solo, il
						cielo non è muto. Ed ecco che si libera l'energia compressa, e fioriscono gesti
						quasi eccessivi: non parla, grida; non si toglie il mantello, lo getta; non si
						alza da terra, ma balza in piedi. Guarisce in quella voce che lo accarezza, lo
						chiama e diventa la strada su cui cammina. Noi, che siamo al tempo stesso
						mendicanti e folla, nelle nostre Gerico, lungo le nostre strade, ad ogni
						persona a terra, portiamo in dono, senza stancarci mai, queste tre parole
						generanti: «Coraggio, alzati, ti chiama».
Ermes Ronchi novena.it