Per Cristo l 'uomo viene prima delle sue idee
Politica e cultura
						 
						Lucas Cranach, Gesù si congeda dalla madre Kunsthistorisches Museum Vienna.
Sulla trama dell'ultimo viaggio, un villaggio di
						Samaria rifiuta di accogliere Gesù. Vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo
						e li consumi? Eterna tentazione di farla pagare a qualcuno, la propria
						sconfitta. Gesù si volta, li rimprovera e si avvia verso un altro villaggio.
						Nella concisione di queste poche parole appare la grande forza interiore di
						Gesù, che non si deprime per un fallimento, non si esalta per un successo, non
						ricerca né il consenso né il dissenso, ma il senso: portare vangelo. Andiamo in
						un altro villaggio! appena oltre, un cuore è pronto per il sogno di Dio, una
						casa c'è cui augurare pace, un lebbroso grida di essere guarito.
						
						Gesù difende quei samaritani per difenderci tutti.
						Per lui l'uomo viene prima della sua fede, la persona conta più delle sue idee.
						E guai se ci fosse un attributo: ricco o fariseo, zelota o scriba; è un uomo e
						questo basta.
						
						Il vangelo prosegue con una piccola catechesi sulla
						sequela. Il primo a venire incontro è un generoso: Ti seguirò, dovunque tu
						vada! Gesù deve avere gioito per lo slancio, per l'entusiasmo giovane di
						quest'uomo. Eppure risponde: Pensaci. Neanche un nido, neanche una tana. Ti va
						di posare il capo sulla strada?
						
						Il secondo riceve un invito diretto: Seguimi! E
						lui: sì, ma lascia che prima seppellisca mio padre. La richiesta più legittima,
						dovere di figlio, sacro compito di umanità. Gesù replica con parole tra le più
						spiazzanti: Lascia che i morti seppelliscano i morti! Perché è possibile essere
						dei morti dentro, vivere una vita che non è vita. Parole dure, cui però segue
						l'invito: tu vuoi vivere davvero? Allora vieni con me! Il Vangelo è sempre una
						addizione di bellezza, un incremento di umanità, promessa di vita piena.
						
						Terzo dialogo: ti seguirò, Signore, ma prima lascia
						che vada a salutare quelli di casa. Ancora un "ma", così umano che
						anche i profeti (Eliseo) l'hanno fatto proprio.
						
						E Gesù: chi pone mano all'aratro e poi si volge
						indietro, non è adatto al Regno. Hai davanti i campi della vita, non voltarti
						indietro: sulle sconfitte di ieri, sugli obiettivi mancati, sui cocci rimasti,
						sul male subito o compiuto, neppure con la scusa di fare penitenza, perché
						saresti sempre lì a mettere al centro te stesso:
						
						«non consultarti con le tue paure ma con le tue
						speranze e i tuoi sogni. Non pensate alle vostre frustrazioni ma al potenziale
						non realizzato ancora.
						
						Non preoccupatevi per ciò che avete provato e
						fallito ma di ciò che vi è ancora possibile fare" (Giovanni XXIII).
						
						Uomo d'aratro è ogni discepolo. Sarà un solco forse
						poco profondo, il mio; forse un solco poco diritto, ma il mio ci sarà. Il mio
						piccolo solco non mancherà. Poi passerà il Signore a seminare di vita i campi
						della vita.
Ermes Ronchi, avvenire.it