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La speranza più forte
di ogni buio esistenziale - GRAVINAOGGI

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La speranza più forte
di ogni buio esistenziale

Politica e cultura
"L'assedio e la distruzione di Gerusalemme da parte dei Romani sotto il comando di Tito, 70 d.C." di David Roberts.

Instancabili, infaticabili, “perseveranti”, così ci vorrebbe Dio, tanto sicuri del suo esserci vicino da non lasciarci terrorizzare, da non sprofondare nel buio degli avvenimenti. Lui parlava così più di duemila anni fa e sembra invece che parli per oggi, per noi, per me, per tutte le volte che ci sembra di annegare nell’inspiegabile e nel disumano, nelle logiche perverse degli esseri e nella imprevedibilità della natura. Ce lo dice in altre parole il cardinale Tolentino Mendonça: «Non fermarti a condannare l’oscurità: accendi nel centro della vita una stella che danza» ed è proprio quella stella che a volte fatico a intravedere e ad accendere. Quando tutto intorno brucia, quando in questo incendio sono comprese le coscienze, le menti ed i cuori, quando le lacrime inondano questo “atomo opaco del male” Dio ci ricorda che la storia non va verso l’ignoto e la morte, ma cammina verso la vita. Sempre. E Lui cammina con noi, attento ai dettagli, raccogliendo ciò che abbiamo disperso, attento perfino ad un capello. Lo avevamo già letto nel Vangelo della scorsa settimana che nulla e nessuno andrà perduto e oggi Gesù ce lo ripete, soffermandosi sull’inezia di un capello, insignificante per noi, ma forse prezioso per Lui. Instancabili, infaticabili, “perseveranti” nella speranza, nel vegliare su ogni più piccolo germoglio di vita, nell’ostinato e folle desiderio di pace e di giustizia, nella caparbia fiducia in un amore più forte di ogni buio. Anche quando tutto sembra smentire, anche quando tutto e tutti sembrano tradire: genitori, fratelli, amici. «Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita»: sfuggire alla morte si può; quella morte che tutto annerisce, che ogni cosa sembra annientare non vince con Dio, Lui che cammina silenzioso in punta di piedi mentre ci conta i capelli in testa. Nella tenerezza di un capello raccolto c’è l’invito umile ad umilmente prenderci cura delle ferite della terra e degli altri, ad essere testimoni di un amore più grande di qualsiasi distruzione, più potente di ogni umano potere, luminoso ed infinito come le stelle del cielo. C’è l’invito a non rassegnarci, a non arrenderci davanti all’orrido del mondo, ad essere presenti senza stanchezza, senza fatica, sventolando fazzoletti di lacrime e di sudore, ma intrisi di amore. Appesi ad una stella che danza ostinata nel cuore. Instancabili, infaticabili, perseveranti come Lui, che continua, giorno dopo giorno, attimo dopo attimo, a credere in me e ad amare, con indistruttibile amore, persino un mio capello.
Luigi Verdi avvenire.it


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