La povera vedova vera maestra di generosità
Politica e cultura
						 
						Obolo della vedova povera, S. Apollinare Nuovo, Ravenna
Una donna senza nome, sola, vedova, povera, è l'ultimo
						personaggio che Gesù incontra nel vangelo di Marco, l'ultima maestra. Gesù ha
						sempre mostrato una predilezione particolare per le donne sole. Appartengono
						alla triade biblica dei senza difesa: vedove, orfani e stranieri. E allora Dio
						interviene e prende le loro difese: "sono miei!". Una maestra senza
						parole e senza titoli, sapiente di lacrime e di coraggio, e "se tu
						ascoltassi una sola volta la lezione del cuore faresti lezione agli
						eruditi" (Rumi).
						
						Seduto nel locale delle offerte, Gesù osserva: il suo
						sguardo si è fatto penetrante e affilato come quello dei profeti, come chi ama
						e ha cura della vita in tutti i suoi dettagli. Vede un gesto da nulla in cui si
						cela il divino, vede l'assoluto balenare nel dettaglio di due centesimi. Lei ha
						gettato nel tesoro due spiccioli, ma ha dato più di tutti gli altri. Perché di
						più di tutti gli altri? Perché le bilance di Dio non sono quantitative, ma
						qualitative. Le sue bilance non pesano la quantità, ma il cuore. Quella donna
						non dà qualcosa del suo superfluo, getta tutto, si spende fino in fondo nella
						sua relazione con Dio, ci mette tutto quello che ha per vivere.
						
						Non cercate nella vita persone sante, forse le troverete
						forse no (infatti non sappiamo se la vita morale della donna fosse retta o
						meno), non cercate persone perfette, cercate piuttosto persone generose, che
						danno tempo e affetti, quelle dei piccoli gesti con dentro tanto cuore. Non è
						mai irrisorio o insignificante un gesto di bontà cavato fuori dalla nostra
						povertà. Affidiamoci ai generosi, non ai perfetti o ai potenti.
						
						Le parole originarie di Marco sono geniali: gettò nel tesoro
						intera la sua vita. Quella donna ha messo in circuito nelle vene del mondo
						molto cuore e l'intero patrimonio della sua vita. E tutto questo circola
						nell'universo come una energia mite e possente, perché ogni gesto umano
						compiuto con tutto il cuore ci avvicina all'assoluto di Dio. Ogni atto umano
						"totale" contiene qualcosa di divino.
						
						Questa donna ha dato di più. La domanda dell'ultima sera
						risuonerà con lo stesso verbo: hai dato poco o hai dato molto alla vita? Dove
						tu passavi, dietro di te, rimaneva più vita o meno vita? I primi posti
						appartengono a quelli che, in ognuna delle nostre case o città, danno ciò che
						fa vivere, regalano cuore con gesti piccoli e grandi, gesti di cura,
						accudimento, attenzione, gentilezza, rivolti ai genitori o ai figli o a sconosciuti.
						Fossero anche solo due spiccioli di bontà, solo briciole, solo un sorriso o una
						carezza, chi li compie con tutto il cuore crede nel futuro. La notte comincia
						con la prima stella, il mondo nuovo con il primo gesto di un piccolo samaritano
						buono.
Ermes Ronchi novena.it