La fiscalità di vantaggio per i lavoratori del Mezzogiorno

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La fiscalità di vantaggio per i lavoratori del Mezzogiorno

Città e territorio
Fra le diverse misure messe in campo dal Governo la più importante ed efficace per favorire l’occupazione, inserita nel decreto LA LEGGE DI AGOSTO è “La fiscalità di vantaggio per i lavoratori del Mezzogiorno” con un taglio del 30% del costo del lavoro per ogni dipendente che lavora al Sud. E’ una grande bella notizia. Ritorna, vorrei dire finalmente, dopo vent’anni, su iniziativa del Ministro per il Sud on. Peppe Provenzano, già responsabile nazionale economico del Partito Democratico, la proposta della “Fiscalità di Vantaggio” che l’Italia presenterà all’Europa quale scelta strategica per il “Recovery Fund” utile ad attrarre “Investimenti” nelle aree interne ed in tutto il Sud e a ridurre la disuguaglianza esistente tra il Nord e il Sud. E’ una proposta che meriterebbe il sostegno ed il consenso di tutti i gruppi parlamentari, senza distinzioni politiche, anche perché questa volta l’Europa si è dichiarata favorevole non ritenendolo più aiuto di Stato. Infatti in questa fase di grave crisi economica è stata superata l’idea che una Fiscalità può favorire sul costo del lavoro in un’area, anche se debole, non viene considerata più da Bruxelles “Violazione della concorrenza”. Poteva sicuramente essere introdotta già nel lontano 2000, ciò non di meno va salutata positivamente la ripresa del Processo di equità tra le due Italia, che parte ad ottobre 2020 e che nelle intenzioni del Governo italiano potrebbe diventare strutturale, avendo come obiettivo il prossimo decennio, sempre che non manchi il consenso delle Commissioni europee. L’Italia in questi mesi si gioca molto del suo futuro: la priorità dovrebbe essere “Creare il lavoro”. E perciò innegabile che la via del vantaggio fiscale sul costo del lavoro e sulle future assunzioni è indispensabile e utile, anche se nessuno dimentica che questa misura da sola non risolve gli antiche e drammatici problemi del Mezzogiorno, specie quelle strutturali. Occorrono altre decisioni e soprattutto una visione di assieme, cioè l’elaborazione di un grande disegno che miri a “Ricostruire l’Italia”, a “Cambiare il Sud”, a partire dall’onesta applicazione della Spesa Pubblica, che riserva al Sud il 34%, intervento principale degli investimenti del Mezzogiorno per la crescita dell’intero Paese. E’ questa la strada per iniziare a risarcire il Sud e mettere soprattutto fine all’ingiustizia della Spesa Storica che rimane una delle ragioni del divario tra il Nord e il Sud. I nuovi investimenti devono funzionare in modo organico e devono essere legati a progetti credibili ed utili per il Mezzogiorno, anche perché siamo in presenza di una massa di risorse che si aggira intorno ai 200 miliardi, che se spesi bene possono realizzare un rilancio del Sud e un vantaggio per l’Italia intera. In modo analitico mi riferisco ai 70 miliardi, cioè al terzo dei 209 miliardi assegnati dall’Europa al nostro Paese; a cui vanno aggiunte le risorse già previste dal Piano Straordinario per il Sud del 2030; assieme a quelle del Fondo di Sviluppo e di Coesione, soldi nazionali di cui l’80% sono riservati al Mezzogiorno e sono pari ad altri 72 miliardi. Non vanno dimenticati i Fondi Strutturali per i quali l’Europa ha garantito un miliardo in più per concorrere a fronteggiare la persistente emergenza. Bisogna utilizzare al meglio queste risorse: scuole, ospedali, strade, economia verde. Il 30% di defiscalizzazione degli oneri sociali può far pendere la bilancia della “Convenienza geografica” verso il Mezzogiorno. L’Italia, dunque, per sfruttare bene i Capitali Europei deve puntare su una idea forte di sviluppo: ricerca ed opere pubbliche. Concludo con l’auspicio che il Mezzogiorno colga, assieme a tutto il Paese, questa straordinaria occasione e compiere il balzo in avanti, oggi più che mai indispensabile.
Altamura, settembre 2020
Prof. Pietro Pepe      


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