Giovanni, il profeta raggiunto dalla Parola
Politica e cultura
						 
						Predica di san Giovanni Battista (Raffaello), National
						Gallery, Londra
Una pagina solenne, quasi maestosa, dà avvio a questo
						Vangelo.
						
						Da un luogo senza nome il racconto si lancia fino al cuore
						dell'impero romano, sconfina dal Giordano fino al trono di Tiberio Cesare. Il
						Vangelo attraversa le frontiere politiche, sociali, etniche, religiose, per
						introdurre Gesù, l'uomo senza frontiere, l'asse attorno al quale ruotano i
						secoli e i millenni, mendicanti e imperatori. Traccia la mappa del potere
						politico e religioso, e poi, improvvisamente, introduce il dirottamento:
						nell'anno 15° dell'impero di Tiberio Cesare, la parola di Dio venne... su chi?
						
						Sull'imperatore?
						
						Sul sommo sacerdote?
						
						Su un piccolo re?
						
						Su nessuno di questi, ma su di un giovane, un asceta senza
						tetto, che viveva mangiando il nulla che il deserto gli offriva: insetti e
						miele faticoso.
						
						La Parola di Dio vola via dal tempio, lontano dalle stanze
						del potere, e raggiunge un povero nel deserto, amico del vento senza ostacoli,
						del silenzio vigile, dove ogni sussurro raggiunge il cuore. La parola discese a
						volo d'aquila sopra Giovanni, figlio di Zaccaria nel deserto.
						
						La nuova capitale del mondo è un luogo senza nome, nelle
						steppe di Giuda. Là dove l'uomo non può neppure vivere, lì scende la parola che
						fa vivere. E percorreva tutta la regione del Giordano. Portava un annuncio,
						anzi era portato da un annuncio: Raddrizzate, appianate, colmate... C'è del
						lavoro da fare, un lavoro enorme: spianare e colmare, per diventare semplici e
						diritti e senza barriere.
						
						Quel giovane profeta un po' selvatico dipinge un paesaggio
						aspro, che ha i tratti duri e violenti della nostra storia, irta di barriere e
						burroni, dove ogni violenza apre un baratro da colmare, tronca strade, non
						permette il cammino degli uni verso gli altri e, insieme, verso Dio. E le
						strade su cui Dio sceglie di venire sono sempre le nostre strade... L'ultima
						riga del Vangelo è bellissima: ogni uomo vedrà la salvezza. Ogni uomo?
						
						Sì, letteralmente: ogni donna, ogni anziano, ogni straniero.
						
						Dio vuole tutti salvi, e in qualche modo misterioso
						raggiungerà tutti, e non si fermerà davanti a burroni o montagne, né davanti
						alla tortuosità del mio passato o ai cocci della mia vita. Ogni uomo vedrà la
						salvezza: «ogni uomo che fa esperienza dell'amore, viene in contatto con il
						Mistero di Cristo in un modo che noi non conosciamo» (Gaudium et spes 22).
						
						Ogni persona, di ogni razza e religione, di ogni epoca,
						sotto ogni cielo, che fa esperienza dell'amore, sfiora e tocca il Mistero di Dio.
						È da brividi la bellezza e la potenza di questa parola. Tu sei in contatto con
						il mistero, se ami. Ognuno di noi, se ama, confina con Dio ed entra nel pulsare
						stesso, profondo, potente e generativo, della vita di Dio.
Ermes Ronchi novena.it