Dio ama le persone che si danno da fare
Politica e cultura
						 
						Il veterano in un nuovo campo, Winslow Homer, Olio su tela, Metropolitan Museum of Art, New York
Il termine “Mammona”, nella lingua aramaica ed ebraica, significa ciò che è certo, ciò che dà sicurezza, qualcosa su cui si può contare; ha infatti la stessa radice della parola Amen, che vuol dire: «È certo, è così!». Quando Gesù ci dice che non possiamo servire contemporaneamente Dio e Mammona in fondo ci esorta a scegliere quali sono le cose che ci danno sicurezza, su quali scelte appoggiamo la nostra vita: è Dio o l’agiatezza, è la Sua strada invisibile o il denaro che ci fa accomodare tranquilli? Questione di scelte, di orientamento, di baricentro. «Così è» per la mia vita. Un Amen esclusivo, senza compromessi, senza facili e comode mediazioni. Scelgo la sicurezza del mondo, l’adagiarmi apparentemente certo sul denaro, o scelgo l’imprevedibile Dio, il suo sempre sorprendente agire, la sua sproporzionata ricompensa? Si ripete, in questo Vangelo, la parola «fedeltà» che è parola dura, coinvolgente fino all’ultimo centimetro di pelle, radicale. Facile restare fedeli quando tutto va bene, ma la vera fedeltà avvolge quelle fasi in cui i nostri occhi non vedono e le nostre emozioni si spengono, la vera fedeltà ci fa restare dritti nel buio, ci chiede di non scappare, ma di accompagnarle e di credere nella legge naturale del «muori e rinasci». Ci chiede insomma di restare vigili, svegli, attenti. Oggi Gesù ci domanda una piccola fedeltà, appena un poco: chiede di restare fedeli ai gesti e agli incontri che ogni giorno contiene; fedeli nel poco come tutti i cercatori dell’assoluto, a cui non importa della rotta perché sanno di avere su di loro il Suo vento di vita. Fedeli nelle minuscole cose quotidiane. Dio ama le persone che si danno da fare, come quell’amministratore disonesto che viene poi lodato; Dio ama quelli che non si dimenticano di avere un cervello, che usano coraggio, fantasia e creatività. Quelli che pur avendo causato del male, scoprono all’improvviso che esistono «gli altri» a cui si può rendere giustizia, a cui si può dare respiro o una piccola felicità. Dio ama le irregolarità che riaprono una fessura di cambiamento nella vita. Proprio attraverso quelle crepe, quelle imperfezioni Lui aggiusta, ripara, trasforma tutto in bene. Lo stesso bene di cui è stato capace quel furbastro che ha capito che il bene non è mai inutile, anche quando nasce da un male causato e che basta poco, anche «solo un bicchiere d’acqua» 
Luigi Verdi avvenire.it