Più si conoscere l'ambiente, la storia, i problemi della propria città e più la si ama, cercando di rendere partecipe gli altri all'amore e alla conoscenza. E' bello, per chi ci vive, entrare nei segreti della propria terra, dei propri retaggi e di tutto quello che oggi sono la sua esistenza ed il fondamento dell'avvenire. L'amore per la città natia e per la terra d'origine non deve essere mai né motivo di vergogna né di pochezza mentale, né di grettezza ambientale legata ad un campanile, né tantomeno vuota presunzione. L'amore per la città è giusto perché è universale, spontaneo e naturale. Come la pianta è attaccata alla sua radice e alla terra che l'accoglie perché è fonte di vita, di crescita e sopravvivenza, come l'animale è legato al suo ambiente naturale e faunistico perché la madre natura lo premunisce da tutti i mali ed imprevisti e gli assicura la sopravvivenza, così l'Uomo-pianta-animale è legato all'ambiente che lo ha generato e nello stesso tempo lo ama come un figlio la propria madre. Guai sarebbero e sono per chi se ne allontana o viene allontanato perché perde tutte le immunità e garanzie naturali. Verso Gravina, in modo particolare, deve essere rivolto l'amore di coloro che vedano in essa e nel suo territorio un'oasi che conserva da una parte gli aspetti naturali con una continuità storica, dall'altra quanto si è fatto di male nei suoi confronti.