a proposito della Fiera di Gravina - GRAVINAOGGI

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a proposito della Fiera di Gravina

Manifestazioni

"Ai 20 di aprile è indetta a Gravina una delle più importanti fiere del Regno, la quale si tiene in una piazza che è poco più salubre di una palude; e siccome il concorso dei forestieri è immenso, tutti i conventi divengono alberghi per l'occasione. I vari negozianti che vi si recano, sono obbligati a pagare una forte tassa, per occupare certe baracche di legno così mal costruite, che la pioggia vi penetra dentro da tutte le parti ; per cui le merci vengono spesse volte danneggiate, ed un venditore di stampe e carte geografiche, vi ha perduto quest'anno pel valore di 3000 ducati di roba. I bottegai Napoletani, i merciai, e i gioiellieri, affluiscono qui per vendere tutti gli oggetti passati di moda, che vengono comperati avidamente dagl'ingenui imitatori della provincia, e dalle bellezze mezzo selvatiche che fioccano dalle montagne circonvicine, e che poi ritornano tutte tronfie ai loro nidi nascosti nelle rocce, a destare l'invidia delle amiche e delle parenti meno ricche. Ma il bestiame è il principale oggetto, ed il capo che più si vende a questa fiera, dove gli amministratori ed i gastaldi dei baroni, contrattano e dispongono di cavalli, di muli, di bufali, di pecore, di suini, e poi di formaggi, di carne salata, di lana grezza, e di tutto ciò che non è stato richiesto o venduto nei propri possedimenti".
(Carlo Ulisse De Salis Marschlins, Viaggio nel Regno di Napoli, Capone Editore, pagg. 194-195) (Il viaggio fu compiuto nel 1789 e il testo è nella traduzione di Ida Capriati)

"Erano frequenti anche le concessioni di fiere e di mercati. Il regno era povero di vie di comunicazione; i bisogni del commercio sempre più insistenti, e i comuni chiedevano e facilmente ottenevano la facoltà di tener fiere e mercati, almeno una volta l'anno. Non v'era comune di mediocre importanza, che non ne avesse. Godevano celebrità le fiere di Foggia, di Barletta, di Gravina, di Salerno, di Aversa, di Caserta, di Chieti e di Atripalda. Si contrattava principalmente in bestiame, e la fiera di Foggia era il gran mercato delle lane di Puglia. I liberali ne approfittavano per riunirsi senza sospetto e per manifestar voti, quasi sempre platonici. Erano le fiere anche uno scambio di conviti e di ospitalità, pericolose occasioni a giuochi d'azzardo, ma fortunate circostanze per annodar matrimoni. In tante famiglie di provincia si ricordava con compiacenza, che il matrimonio del nonno, o quello dei propri genitori, era stato concluso, o n'erano iniziate le trattative in una fiera, o in una fiera i giovani si erano veduti e innamorati. E si ricordavano pure grosse perdite al gioco, non essendo raro il caso, che ricchi possidenti, andati alle fiere di Gravina o di Foggia a vender bestiame, ne tornassero senza bestie e senza quattrini, perduti a zecchinetto".
(Brano tratto dall'opera di Raffaele De Cesare, Al tempo di re Ferdinando1-La fine di un Regno, Capone Editore, pag. 284)

La Favilla, 17 aprile 1894:
La fiera. Eccola finalmente. Invocata tanto dai negozianti per riempire di soldi la cassetta, tanto aspettata dai bimbi per i nuovi giocattoli, essa è arrivata. Si presenta un po misera; a causa della crisi benedetta italiana e perché colle comunicazioni ferroviarie che ora abbiamo, è quasi inutile questo mercato. Ciò non ostante avremo molti magazzini, avremo dei saltimbanchi, dei teatrini ambulanti e ci sarà da spendere e da divertirsi. Ed è appunto quello che auguriamo ai nostri buoni abbonati e cortesi lettori.

La Ginestra, 29 aprile 1894:
Umanità!..M'ha fatto pena veramente il vedere in questi giorni di fiera Giuseppe Angelastro, pirotecnico (incaricato fiduciario) accompagnato da qualche guardia municipale, presentarsi ai poveri rivenditori forestieri per riscuotere la tassa sul suolo occupato. Un venditore di fiaschi non aveva toccato che tre soldi, quando si pretendevano da lui ben 8 lire di tassa al giorno, minacciandogli di sequestrargli tutta la mercanzia in caso si fosse ancora ostinato a (non) pagare. La fiera muore di anno in anno; gli affari mancano sempre più a misura che finisce il denaro, ed in vista di ciò la nostra amministrazione ha aumentato la tassa per l'occupazione del suolo pubblico. Brava! Questi fatti tornano proprio ad altissimo suo onore!

Prof. Francesco Parisi


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