Impariamo ad ascoltare la voce di Dio nel frastuono
Politica e cultura

Mosaico del Buon Pastore, Mausoleo di Galla Placidia, Ravenna, Realizzato intorno al 425 d.C.
Sentirsi in buone mani, sempre. Sentire che nessun vento, nessun uragano, nessuna tempesta potrà strappare le nostre fragili vite dalla vita vera, quella del “per sempre”. Non importa quali paure ci sfioreranno, in quali vortici e mulinelli ci infileremo: Lui ci sarà sempre, sarà per noi la mano forte che afferra Pietro mentre sta affogando, come in quella notte, quando il discepolo volle imitare il suo Maestro e iniziò baldanzoso a camminare sulle acque del lago, salvo poi sprofondare dalla paura al primo soffio di vento. Sarà per noi nido e riparo, mani calde in cui il freddo potrà solo sfiorarci, ma non assiderarci, così come scrive S.Paolo in 2Cor. 4,8-9 “Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi.” Vasi di creta che possono anche frantumarsi in mille pezzi, ma che custodiscono un tesoro infrangibile ed eterno. Basta ascoltare la Sua voce e seguirlo. E qui, forse, inizia il problema. Sono capace io di “ascoltare” nel frastuono delle mille preoccupazioni, nelle baraonde dei miei sentimenti ed emozioni, nelle false sicurezze delle mie comode scelte? Sono davvero capace di riuscire ad ascoltare quel richiamo appena sussurrato, quella voce leggera che arriva giusto al centro del cuore, se aperto, una voce che lega il cielo alla terra? Una voce che sfiora e fa fiorire. Troppo rumore intorno e dentro di me, troppa fretta, troppa frenesia nella mia vita che è una corsa verso non si sa cosa. Rischio di smarrirmi, di trovarmi da solo in un campo brullo di erba secca e bruciata dal sole. Rischio di non trovare più la strada di casa. E vago, impaurito, nella notte. Come Pietro però aspetto che la sua mano mi afferri e non mi lasci cadere in nessun dirupo: è un Pastore attento il mio, che conosce tutte le diramazioni del mio cuore e le deviazioni delle mie strade; è un Pastore che non permetterà a niente e nessuno di portarmi lontano da Lui: nessun lupo potrà addentarmi, nessuna disperazione potrà sbranarmi. Non mi perderà, non conosce distrazioni Lui che “conta i passi del mio vagabondare e le mie lacrime raccoglie nel suo otre” (cfr. Sal.56,9). Vorrei però avere orecchie attente e un cuore in grado di captare le onde della sua voce, vorrei essere capace di riconoscere il suo richiamo gentile, di sentir pronunciare il mio nome e avvertire un brivido lancinante di gioia, di fiducia, di abbandono. Respiro sollevato, mi sento finalmente al sicuro, accucciato nelle sue mani che profumano di eterno. Luigi Verdi avvenire.it