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Gettare le reti sulla Parola del Risorto - GRAVINAOGGI

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Gettare le reti sulla Parola del Risorto

Politica e cultura
Cristo sul mare di Galilea, Dipinto dal Circolo di Jacopo Tintoretto,Olio su tela,Galleria Nazionale d'Arte, Washington

Che notte quella: notte insonne sulla riva del mare, ognuno da solo coi suoi pensieri, con i suoi rimorsi, con le sue lacrime. Che notte lunga, di quelle che sembra che non passino mai: inutile cercare di dormire, a girarsi e rigirarsi invocando il sonno. Meglio alzarsi e fare qualcosa, meglio a questo punto, andare a pescare, tenere la mente e le mani occupate per non pensare, per non sentire il dolore. Stanotte però il mare sembra ancora più grande e profondo: è vuoto questo mare senza Te, Signore, che hai trascinato via tutti i nostri sogni. E tiriamo su le reti, ogni volta sempre più povere e inutili; inutili come noi che ci scambiamo, nella fatica, sguardi desolati, anche noi reti flosce senza di Te, con il vuoto tra le mani e nel cuore. Sta sorgendo il sole, l’acqua comincia a luccicare e brillare e là, sulla riva, si intravede qualcuno, forse è un mendicante che chiede da mangiare. Cosa possiamo dargli se non una brusca risposta negativa? Ma è una voce dolce, ha un’eco gentile: «... figlioli... gettate... e troverete». Il cuore impazzisce, le mani tremano, gli occhi non credono: dove si erano nascosti tutti questi pesci? Ma poi Giovanni dice sicuro: «È Lui!». Mi tuffo come un pazzo nell’acqua, non posso aspettare che la barca appesantita giunga a riva, nuoto veloce: voglio vederlo subito, voglio toccarlo, voglio abbracciarlo anche se grondo acqua come un pesce appena pescato. Le gambe tremano mentre mi avvicino, è davvero Lui: i suoi occhi mi guardano divertiti, la sua bocca mi sussurra che mi ama, le sue mani carezzano il mio cuore impazzito di gioia. Tra un po’ quando, seduti sulla sabbia, insieme mangeremo il pesce, sarà Lui a domandarmi se lo amo: ma che ne so io dell’amore, Signore? So solo che ti voglio bene, so che quando mi guardi respiro sogni e libertà, che con Te vicino tutto mi sembra un miracolo; so che illumini le mie lacrime e i miei sorrisi. Non sono capace di un amore come il Tuo, che riesce a far brillare anche il buio, a perdonare tradimenti e delusioni, paure e fallimenti. Il mio è un amore così fragile e sgangherato che non merita di essere chiamato amore. So solo che Tu mi stai insegnando ad amare.
Luigi Verdi avvenire.it



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