Con Gesù nessuno perde chi ama
Politica e cultura
È più forte che mai, oggi, la nostalgia di eternità, di infinito, di Dio. Guardiamo le sedie vuote, contiamo le assenze, facciamo i conti con le ferite del cuore che non potranno mai chiudersi. Alziamo gli occhi verso quel cielo che ci sembra così distante, quel cielo che sembra aver ingoiato i nostri cari, coloro che abbiamo amato e che continuiamo ostinatamente, atrocemente ad amare. La morte non è solo assenza: è silenzio che domanda, è strappo che continua a bruciare. È vuoto che ci costringe a guardare più a fondo, più giù in noi stessi, più in alto verso loro. Troppo spesso, parlando dei nostri morti, affermiamo che “li abbiamo persi” come se si trattasse di un mazzo di chiavi, o di un fazzoletto, o di un orecchino. Ma come si può concepire di perdere ciò che si ama? Infatti oggi Gesù ci dice che nulla e nessuno andrà perso, che nel suo sguardo innamorato ogni cosa viene salvata, sarà cioè scampata alla morte. Lui è disceso dal cielo per avvicinarcelo, per rendercelo accessibile, perché non esistano più separazioni: un risuonare incessante di echi, un rimbalzare continuo di riflessi. Tra terra e cielo, tra cielo e terra. E’ venuto a farci sognare, a dirci che c’è un punto di incontro, un punto dove combaciano, il cielo e la terra, dove si fondono l’uno nell’altro e scompaiono i confini, i limiti, le separazioni. È un lento e graduale approfondirsi l’uno nell’altro, abbracciati l’uno all’altro. E ne ha dato testimonianza con la Sua morte, nei suoi ultimi gesti: pochi giorni prima di morire si è lasciato inondare dal profumo della Maddalena, nell’ultima cena ha spezzato il pane e ha bevuto il vino con i suoi amici, come a dirci che nella vita c’è un pane, un vino, un profumo capaci di mettere in crisi la morte, di oltrepassarla. Allora oggi far memoria di chi si ama significherà andare alla ricerca di quel pane, di quel vino, di quel profumo di cui quella vita era piena. Come un approdo, non come una fine, come un inizio, non come una tomba. « E poiché mi hai redenta/ fammi carne di spirito/ e spirito di carne», cantava Alda Merini, come a dire: « Rendimi permeabile all’invisibile, al cielo e alla terra abbracciati». C’è un punto di incontro, un punto dove combaciano la terra ed il cielo, la vita e la morte, là dove Gesù ci aspetta per dirci: «Guardami, io sono passato attraverso la morte e sono rimasto vivo. E così sarà anche per te».
Luigi verdi avvenire.it