Come Dio capaci di «giocare» tra cielo e terra
Politica e cultura

Frontespizio, De Imitatione Christi, Scritto da Tommaso da Kempis (1380-1471), Scritto intorno al 1418-1427, Amsterdam e Colonia, Incisione su carta
Dio non è solo, non lo è mai stato, fin dalla creazione, da quel primo gesto in cui ha acceso il mondo e la vita: lo ascoltiamo dalla prima lettura, quando qualcuno, la Sapienza o lo Spirito, quasi canta il loro fluire insieme, “quando disponeva le fondamenta della terra, io ero con Lui come arteficeed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a Lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre,ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo” (Pr.8,30-31). Dio non è solo, non è un individualista chiuso nella sua potenza e compiaciuto della sua grandezza: Dio esplode di amore, di fantasia, di un’armonia che fa ballare, che dà gioia e allegria. È Lui che incessantemente, «ogni giorno, ogni istante», crea passi di danza per «i figli dell’uomo». Sembra quasi di sentir risuonare una risata in questi versetti, quella di un genitore che guarda il suo bambino giocare, quella di un bimbo che si diverte con il gioco che gli ha costruito il babbo, quella degli amanti che sanno ridere anche di niente. Verrà a ricordarci questa gioia lo Spirito che ci promette Gesù, verrà a farci sentire la nostalgia dello stare insieme, dell’essere così innamorati da sentirsi “uno”, e dell’essere così lontani dall’egoismo da spezzarsi l’uno nell’altro, in un gioco di riflessi libero e gratuito. Come un mulinello di vento che soffia via ogni polvere e ogni pesantezza. E dove soprattutto non esiste possesso, «il mio e il tuo», ma ogni cosa partecipa della bellezza da godere, da lasciarsene compenetrare, da gustare con passione. Dio gioca con entusiasmo, con tutto l’impegno e la serietà di un bambino. Perché è creativo il nostro Dio, non si ferma mai, instancabile proprio come un bambino, assorto nel suo gioco. Mentre noi diventiamo sempre più tristi e sedentari, stanchi e abitudinari oggi Gesù ci ricorda che non c’è traguardo, non c’è meta raggiunta, non c’è una fine in questo Dio che non finisce mai di stupire: ci sono “cose future” inimmaginabili che ci aspettano e niente finisce nello scorrere incessante di Dio. Tantomeno la vita, tantomeno l’amore. Forse sarà questa la «verità» verso cui ci guiderà lo Spirito, una verità nascosta per quelli che non sanno mettersi in gioco, per i troppo seri, per chi non è disposto a tuffarsi nel vortice e nella leggerezza di un soffio. Quando lo capiremo diventeremo capaci anche noi di giocare tra cielo e terra, e rideremo insieme, noi e Dio.
Luigi Verdi avvenire.it