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La gravina e le sue grotte. Vivere in grotta non era segno di marginalità

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Gravina in Puglia Complesso rupestre Madonna della stella

La gravina e le sue grotte. Vivere in grotta non era segno di marginalità


La nostra gravina ci richiama subito le grotte e sappiamo che 'l'uomo primitivo' viveva nelle grotte. Gli studiosi hanno riferito il fenomeno del 'vivere in grotta' nelle gravine non appartiene solo alla preistoria, ma è stato caratteristico anche del Medioevo. Lungo il torrente "gravina", come pure nell'interno dell'abitato, sotto terra, abbiamo nella nostra zona tracce molto eloquenti di civiltà rupestre.Le grotte più significative della nostra Gravina sono: la grotta si San Michele, scavata nel masso tufaceo, a cinque navate, con pavimento formato di calce carbonata compatta; la grotta di "Tota", scavata anch'essa nel masso come la precedente, a quattro navate, con dipinti che si potevano ammirare sino a pochi anni fa; e infine la famosa grotta di San Vito Vecchio, scavata in un blocco tufaceo, affrescata così mirabilmente, forse da mano nostrana, ma con notevoli influssi bizantini. Da quando è stata trasferita al piano terreno del Palazzo "Ettore Pomarici Santomasi", costituisce il grande fiore all'occhiello della nostra Città che lascia con il fiato sospeso chiunque la visiti. La scelta di vivere 'in grotta' sarà dipesa anche da motivazioni economiche: probabilmente era più conveniente asportare materiale, 'scolpire l'abitazione', piuttosto che realizzare costruzioni all'aria aperta. Più in là poi, intorno al IX-X sec., parallelamente al generale processo di 'incastellamento' d'altura (le motte), le gravine avranno svolto la stessa funzione difensiva. Comunque il problema relativo alle origini della scelta del 'vivere in grotta' non è stato esaurientemente risolto a causa della frammentarietà della documentazione. Certamente il 'vivere in grotta' non è mai stato nel Medioevo segno di marginalità rispetto alle 'normali' forme di urbanizzazione all'aria aperta, ma è apparso come un modello insediamentale integrato a quello 'propriamente' urbano. E' per questo che in sede storiografica si è voluto indicare con 'civiltà rupestre' la realtà storica di questi agglomerati. Storicamente non si può parlare né di cripte basiliane, né di monaci basiliani. La ragione è ovvia: San Basilio non ha mai fondato alcun ordine monastico, né ha dettato alcuna Regola monastica, ma solo indicato qualche norma di vita.
Le varie tesi sono state discusse da C.D. FONSECA, Civiltà rupestre in terra Jonica, Milano- Roma 1970, pp. 2,18.


Gravina in Puglia Complesso delle Sette Camere

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