Menu principale:
Politica e cultura
C'era una vecchia nonna che cercava di non dare fastidio a nessuno, di farsi sopportare il meno possibile. E pregava il buon Dio che accelerasse gli ultimi giorni della sua vita perché vedeva che nella famiglia era soltanto di peso e glielo facevano capire in tanti modi. Ma non avrebbe voluto finire in un ospizio, una di quelle case dove i vecchi vedono solo altri più vecchi di loro, dove ogni settimana si sentono lamenti e odore di naftalina e di disinfettanti. Avrebbe voluto rimanere nella casa di suo figlio, anche in un cantuccio, a vedere i suoi nipoti che tornavano ogni giorno scherzando portando una ventata di aria fresca.
Ma giunse l'estate e il figlio le annunciò: "mamma, noi partiamo per una vacanza che durerà un mese: Tu, è evidente, non puoi viaggiare, vero?" La mamma abbassò gli occhi. Capiva. "Vedi, per non lasciarti sola, aggiunse il figlio, ho pensato che potresti passare questo mese dalle suore. Che ne dici? Sarai trattata con tutti i riguardi". Passarono le vacanze…. e la nonna finì i suoi giorni nell'ospizio, senza avere la forza di lamentarsi.
La prima fetta di responsabilità è delle famiglie. Gli anziani hanno un bisogno disperato di affetto e di sentirsi "a casa". E invece il rifiuto da parte dei familiari è un fenomeno così evidente che stringe il cuore.
La seconda fetta di responsabilità è della società. Bisogna cambiare mentalità. Finché stimiamo un individuo perché è un impiegato statale, e non perché è una persona umana, è chiaro che quando per la vecchiaia cesserà di essere un impiegato, non lo stimeremo più, e lo cacceremo via.
La scuola, i mezzi di comunicazione, le famiglie, quelli che scrivono sui giornali e quelli che fanno politica devono insegnare a tutti che il valore di un individuo non si misura dallo stipendio che porta a casa, ma dalla sua dignità di persona umana, e dal fatto che nella vita si è impegnato per il bene della società. Se non torniamo a credere in questa verità, sarà il fallimento di tutti, sarà la disperazione dei vecchi e di moltissimi emarginati. "Un ex meccanico non è più un meccanico, e quindi non è più nulla. Il ruolo del pensionato è di non avere nessun ruolo".
La terza fetta di responsabilità è dei giovani. Quando la società civile e quella politica avrà assolto ai suoi obblighi, quando le famiglie avranno fatto tutto il possibile per tenere i vecchi "in casa" rimarrà sempre uno spazio grigio e vuoto, difficile da occupare: gli anziani soli e senza le famiglie. E qui che si apre la possibilità di un volontariato dei giovani al servizio degli anziani. Un servizio non stipendiato da nessuno, ma compiuto come una vera missione, da chi sa vedere negli anziani la dignità di persone umane. Da molti anni, infatti, in diverse città italiane gruppi di studenti superiori, a turno, per una giornata al mese, curano la pulizia dell'anziano non autosufficiente, della sua stanzetta, gli cambiano le lenzuola. A pranzo molti anziani hanno bisogno di essere imboccati Nel pomeriggio i giovani stanno con gli anziani. Parlano con loro, giocano. E i ragazzi prendono coscienza delle situazioni di miseria, di sofferenza. Ci sono ragazzi, in quelle città, che dopo aver terminato le scuole superiori o l'università, in base all'esperienza fatta, scelgono come attività lavorativa quella di assistere gli anziani, nelle cooperative sociali. Questo cosiddetto terzo settore dell'attività produttiva rappresentato dalle cooperative sociali può dare frutti insperati. Da queste cooperative possono nascere progetti per coinvolgere le scuole e i ragazzi più sensibili. Perché occorre che il servizio sia costante. Arrivare solo a Natale e Pasqua con il regalino fa più male che bene: si creano attese che vanno deluse.
La politica non può stare a guardare. Deve dare risposte concrete a tutti i livelli.
A proposito di politica. Gli anziani sono di destra o di sinistra?
Michele Gismundo