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Giuseppe Di Vittorio

Città e Territorio

Giuseppe Di Vittorio


Giuseppe Di Vittorio nasce a Cerignola l'11 agosto 1892, da una famiglia di braccianti. E i braccianti erano considerati l' ultima ruota del carro sociale. Come lui stesso affermava in quegli anni di lotte per il pane e il lavoro, per la dignità umana e per la sopravvivenza. Lotte contro i proprietari terrieri, gli agrari latifondisti del Mezzogiorno d'Italia, riluttanti agli ingaggi della manodopera bracciantile. Da quelle lotte emerse la figura e l'opera di un grande uomo politico, un sindacalista rispettato, un antifascista convinto: Giuseppe Di Vittorio. Fu esponente autorevole del sindacato italiano del secondo dopoguerra, fondatore della CGIL (Confederazione Generale Italiana del Lavoro). Non a caso la RAI nel 2009 promosse e realizzò una fiction, "Pane e Libertà", per raccontare la vita di Giuseppe Di Vittorio. In due puntate il film commosse l'Italia intera, su Raiuno domenica 15 e lunedì 16 marzo 2009, con la regia di Alberto Negrin. Brillante l' interpretato di Pierfrancesco Favino. Coinvolgenti le musiche di Ennio Morricone. Scene girate a Gravina, nel centro storico e negli ambienti della Fondazione "Pomarici Santomasi". Giuseppe Di Vittorio ripudiava qualsiasi forma di violenza ed intolleranza. Si fece promotore di diverse azioni concrete per garantire la convivenza civile, nelle campagne e nei posti di lavoro, in una fase delicatissima della ricostruzione nella democrazia. Gli incidenti verificatosi in alcuni comuni della Puglia, durante la competizione elettorale amministrativa del marzo 1946, indussero Giuseppe Di Vittorio a riunire tutte le forze politiche presso la prefettura di Bari, in vista delle elezioni dell'Assemblea costituente e del referendum del 2 giugno 1946. Bisognava normalizzare i rapporti sociali, assicurare una civile e leale competizione elettorale, a condurre la lotta politica nel reciproco rispetto delle idee assicurando a ciascun partito ed ogni altro raggruppamento la più assoluta libertà di propaganda. Bisognava collaborando con le autorità costituite per la repressione dell'attività illegale. Ecco l'iniziativa , voluta fortemente dal leader della Cgil. Tendeva a salvaguardare la dignità della Puglia. Le masse lavoratrici, soprattutto quelle pugliesi, soffrivano di una grande miseria, sulla quale intendevano speculare elementi provocatori e reazionari e che avevano interesse a turbare la quiete politica e complicare la situazione generale. Di Vittorio veniva spesso a Gravina. Con i comizi in piazza della Repubblica mobilitava migliaia di persone, quasi tutti braccianti dei rioni antichi Piaggio e Fondovito. Gravina amava Di Vittorio, lo seguiva. Rappresentava la speranza di un riscatto sociale, di una dignità calpestata da gente senza scrupoli che si era arricchita nel periodo precedente. Giuseppe Di Vittorio nel 1945 fu eletto segretario della CGIL L'anno seguente, nel 1946, fu eletto deputato all' Assemblea Costituente tra le liste del PCI, nella circoscrizione Bari-Foggia. La lista capeggiata da Giuseppe Di Vittorio ottenne a Gravina in Puglia 4.526 voti (27,18%). La Democrazia cristiana ottenne 2.738 voti (22%), il Partito socialista 2.346 voti (18,83%), il Fronte dell'Uomo qualunque 1.964 voti (15,94%), l'Unione democratica nazionale 192 voti (1,54%) e l'Unione combattenti 111 voti (6,51%). La fama ed il prestigio di Di Vittorio ebbero largo seguito tra la classe operaia ed il movimento sindacale di tutto il mondo tanto che, nel 1953 fu eletto presidente della Federazione Sindacale Mondiale. Fu uno dei primi marxisti a intuire la pericolosità del regime stalinista sovietico. Di Vittorio continuò a guidare la CGIL fino alla sua morte, avvenuta nel 1957 a Lecco, poco dopo un incontro con alcuni delegati sindacali. Fu colpito da un primo infarto nel 1948, da un secondo nel 1956. Il terzo attacco lo stroncò all'età di 65 anni. È sepolto presso il Cimitero del Verano di Roma. La città di Gravina in Puglia, riconoscente, gli ha intitolato una via ed un busto in piazza Giuseppe Pellicciari. Ogni Primo Maggio il mondo sindacale e la civica amministrazione gli rendono omaggio. Per ricordare ai posteri che le lotte per il pane e il lavoro, per la sopravvivenza, per donare ai propri figli un domani migliore, di libertà, di benessere, senza servitù, furono gli assilli quotidiani della massa operaia. La ricerca del benessere e della libertà sono il motore della storia. E l'ansia di riconoscimento diventa il più terribile fattore di mutamento sociale.

Michele Gismundo


Gravina in Puglia Corso Giuseppe Di Vittorio

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