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All'improvviso un unico lamento

Politica e cultura

Ivan Aquilini con Donato Tragni alle spalle, suo compagno di banco

"Ama la vita, che se non la rispetti t'abbandona", un ricordo di Ivan
Mattinata maledetta del 14 maggio 2013, Ivan Aquilini 17enne di Gravina muore in un tragico incidente stradale, nei pressi dell'istituto "Nervi- Galilei" di Altamura. Avrebbe festeggiato 18 anni il 15 ottobre 2014.


Così la prof. ssa Tilde Pomes il giorno seguente la tragedia:
All'improvviso un unico lamento "Il sibilo sinistro di una frenata inutile sulla ghiaietta leggera. L'urto silente in un mattino qualunque che si preannunciava normale. Il cielo si confonde e si abbassa minaccioso. Sguardi smarriti di allievi desolati. Si placa il brusio scolastico di inizio giornata: la nostra scuola all'improvviso non è più come una grande orchestra, a cui ognuno porta la propr...ia musica. Una specie di allegra ricchezza. Il vuoto delle quattro voci dei ragazzi è un lamento unico, un'ondata profonda, che giunge da un centinaio di metri. No, l'urlo è dentro di me. Si ingigantisce dentro di me. Ha il colore della morte. Ha il dolore di una madre che ha percepito. Sussurra Angelo: Irrompe una voce nell'incredulità dilagante, si esprime con l'amplificazione del suono di una sola parola. Ultima: morte. Loro stavano venendo a scuola, in modo leggero. Da angeli spensierati. Venivano a prendersi la vita futura, uno l'ha abbandonata in quel corpo disteso sull'asfalto, sotto i resti dell'albero spezzato. Sotto un lenzuolo bianco. Che bianco non ce la fa a rimanere, perché il sangue, la vita, lo bagna. Diventa una chiazza confusa. Non è vita. Tenta ancora di non essere morte. Ma è è morte. E nulla. La vita del ragazzo, quella vita che è appena uscita, aspirava al completamento dell'universo. Come tutte le vite di questi alunni, che sono qui nel piazzale e che ora si aggirano sbandati alla ricerca di una normalità irrimediabilmente perduta. La morte alla loro età non è normale. Suona banale dirlo! Nasce un preghiera collettiva, tutti pregano, ma nessuno pronuncia mai Amen. Non si può dire Così sia. Non si deve dire Così sia. Che senso ha quest'asserzione? Guardo le scarpe di Angelo. Sembrano lavate nel sangue. Ripete. Lo abbraccio. Sembra che il sangue abbia abbandonato lui, tanto è cadaverico in volto. Tanto ha le mani fredde. Lo accompagno in bagno perché cancelli il sangue dalle scarpe. Cammina sui talloni, ha paura di smarrire quell'ultimo residuo di vita del compagno. Punte in su. In equilibrio. Un nuovo equilibrio. Povero Angelo. La morte l'ha vista in faccia. In un volto all'improvviso deturpato, che non dà più la maschera a quell'anima. Anima? Sì, era cattolico no, mi sbaglio: animo deve dire prof., uno era agnostico. Preghiamo comunque, prof, una preghiera potrebbe servire! Ma la mia preghiera ha un ritmo interno, rarefa anche il senso di questa deriva esistenziale che non ha fine. Oggi vorrei essere svuotata della memoria. Ho negli occhi l'immagine dell'auto rivoltata sulla capote, con in aria le ruote che mi è parso di vedere girare all'impazzata, come zampe rattrappite del granchio nell'ultimo disperato tentativo di non soccombere. E i primi soccorritori, disperati genitori, che hanno forse accompagnato i loro figli a scuola, s'affannano a cercare d'aprire sportelli che non s'apriranno mai. I rivoli di sangue passano attraverso le fessure dell'incastro dopo l'urto. Il rosso fiotta con la vita che se ne va in un perfetto silenzio d'impassibilità di una mattinata maledetta, squarciata da urla di sirene di ambulanze, di vigili del fuoco. Una mattinata da rispetto della morte. Te lo dirò domani, ora abbine coscienza. E ama la vita, che se non la rispetti t'abbandona, Angelo.
Tilde Pomes (docente)


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