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Città e Territorio
Aldo Moro inagura la Scuola Media "Nunzio Ingannamorte" di Gravina in Puglia negli anni Sessanta
Aldo Moro, rapito quel 16 marzo 1978 doveva morire!
Aldo Moro, uomo politico, fu rapito a Roma, in via Fani, da un commando delle Brigate rosse che massacrò gli uomini della scorta. Di fronte al drammatico evento, cui seguì da parte delle BR la richiesta di rilascio di brigatisti prigionieri e di un riconoscimento politico, organi di stampa e mondo politico si divisero tra fautori e avversari della trattativa, con netta prevalenza dei secondi. Caddero nel vuoto autorevoli appelli alla clemenza (tra cui quelli del papa e del segretario generale dell'ONU) e non risolutiva si dimostrò l'azione delle forze di polizia; il cadavere dello statista fu fatto rinvenire dalle BR il 9 maggio 1978 nel portabagagli di un'auto in via Caetani a Roma. Le opere di Moro sono raccolte in Scritti e discorsi (6 voll., 1982-90); gli scritti del periodo del sequestro, ritrovati in un covo delle Brigate rosse a Milano, sono stati pubblicati nel 1991. Gli uomini della scorta di Aldo Moro assassinati: Domenico Ricci, appuntato dei carabinieri, 42 anni; Giulio Rivera, agente di polizia, 25 anni; Francesco Zizzi, vice brigadiere di polizia, 30 anni; Raffaele Iozzino, agente di polizia, 25 anni; Oreste Leopardi, maresciallo dei carabinieri, 52 anni. Erano ragazzi semplici, padri affettuosi, mariti presenti, figli e fratelli adorati. Carabinieri e poliziotti con un forte senso di responsabilità nei confronti del servizio e dello Stato, uccisi mentre compivano il loro dovere, dimenticati troppo in fretta. Aldo Moro era nato a Maglie (Lecce) il 23 settembre 1916. Fu uno dei fondatori della Democrazia cristiana, che rappresentò alla Costituente (fece parte della Commissione dei 75) e alla Camera dei deputati in tutte le legislature. Risultava sempre primo degli eletti nella circoscrizione Bari-Foggia, amava la città di Gravina, spesso incontrava cittadini e teneva comizi elettorali in piazza della Repubblica. Fu più volte ministro e presidente del Consiglio dei ministri. Fu Presidente della FUCI (1939-43) e del Movimento laureati cattolici (1945-46). Fu professore di diritto penale all'Università di Bari (1948-64) e di istituzioni di diritto e procedura penale a Roma dal 1964. Sottosegretario agli Esteri nel quinto governo De Gasperi (1948-49). Presidente del gruppo parlamentare della DC (1953-55), ministro di Grazia e Giustizia nel governo Segni (luglio 1955 - maggio 1957), della Pubblica Istruzione nei governi Zoli e Fanfani (maggio 1957 - febbraio 1959), nel febbraio 1959 fu eletto segretario della DC, in posizione di mediazione tra fanfaniani e dorotei. Moro guidò il partito attraverso la complessa crisi del centrismo all'apertura ai socialisti e al varo del centrosinistra, sulla prospettiva, evidenziata nel congresso democristiano di Napoli del 1962, dell'allargamento della maggioranza per un radicale rinnovamento delle condizioni di vita sociali, economiche e politiche della società italiana. Presidente del Consiglio dal dicembre 1963 al giugno 1968, Moro fu a capo di tre successivi governi che videro lo stabilizzarsi della formula di centrosinistra ma anche il venir meno, con le crisi del 1964 e 1966, della sua carica rinnovatrice. Da allora e per diversi anni ricoprì prevalentemente la carica di ministro degli Esteri in vari governi (agosto 1969 - luglio 1972, luglio 1973 - novembre 1974). Di nuovo presidente del Consiglio (novembre 1974 - luglio 1976), riprese la linea definita fin dal 1969 come "strategia dell'attenzione" verso il partito comunista, allora attestato sulla prospettiva del "compromesso storico" e presente in modo crescente nella vita politica e civile nazionale. Come presidente del consiglio nazionale della DC (dall'ottobre 1976) accentuò il ruolo di mediazione nella vita politica italiana durante l'esperienza del governo di solidarietà nazionale detto "della non sfiducia" (luglio 1976 - marzo 1978). Il giorno del varo del quarto governo Andreotti, che concludeva una lunga crisi politica con l'ingresso del PCI nella maggioranza (16 marzo 1978) fu rapito dalle brigate rosse. (fonte: Treccani.it / Enciclopedia Italiana)
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Corso Aldo Moro