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San Vito Vecchio

Città e Territorio

Gravina in Puglia Affreschi della Cripta di San Vito Vecchio
Gravina in Puglia Affreschi della Cripta di San Vito Vecchio

Affreschi bizantineggianti della Cripta di San Vito Vecchio
(fine XIII - inzio XIV secolo)

Gravina in Puglia Affreschi della Cripta di San Vito Vecchio
Cristo Pantocratore


La via che mena alla cripta san Vito Vecchio, è denominata proprio così. Sembra la scoperta dell'acqua fredda, ma per gli sprovveduti può servire anche questa informazione. La cripta in parola si trova ancora adesso allocata in un giardino di proprietà privata, nel quartiere denominato delle "fornaci", per la forte concentrazione in tempi passati di botteghe di fornaciari e di maiolicari, botteghe oramai tutte scomparse. La cripta originale, che è posta al di sotto del piano stradale, era stata dapprima abbandonata, poi ridotta a deposito di rifiuti ed infine usata come pozzo di acqua piovana. Infatti sul suo soffitto ancora oggi si può notare una grossa fessura che permetteva all'acqua piovana di infiltrarsi nell'interno della grotta in modo tale da trasformarla in un grosso pozzo, con acqua ristagnante che nel tempo ha rovinato gli affreschi. Come si può notare, infatti gli affreschi della parete di destra, dall'entrata che si trovavano in basso rispetto al piano di calpestio si sono rovinati di più rispetto a quelli della parete di sinistra, che si trovavano più in alto sempre rispetto al piano di calpestio. Le operazioni di stacco dalle pareti furono effettuati, nel 1956, dai restauratori della Soprintendenza di Bari in collaborazione quelli dell'Istituto Centrale del Restauro di Roma e nel 1958 subirono i lavori di restauro conservativo a Roma. In seguito, gli affreschi furono esposti alla Mostra Universale dell'Arte Bizantina nel 1958 a Bruxelles e ad Atene (1964-1965) ed infine alla 'Mostra dell'Arte in Puglia' a Bari. Gli affreschi ritornarono a Gravina nel 1967-8, e furono collocati in alcuni locali al piano terra del Palazzo della Fondazione Pomarici Santomasi ricreando l'originario ambiente che fu adattato ed attrezzato per consentire una adeguata ventilazione delle condizioni climatiche ed ambientali soddisfacenti per una buona conservazione.
I restauratori della Soprintendenza di Bari in accordo con quelli dell'Istituto Centrale del Restauro di Roma sistemarono gli affreschi nella stessa altezza e posizione di quella originale, isolandoli con una camera d'aria tutto intorno alla struttura della cripta, ricostruita nelle stesse dimensioni, compreso il portale, di cui fu fatto un calco in gesso ed applicato all'ingresso. Gli affreschi mostrano, come tutte gli altri diffusi nelle "gravine" influssi bizantini e furono realizzati dai monaci basiliani al tempo della lotta iconoclasta in Oriente. Con l'avvicendarsi dei monaci di san Benedetto nel nostro territorio si diffuse il culto a San Vito martire. E la cripta in parola doveva conservare al suo interno il simulacro di san Vito visto che i nostri antenati vi si recavano per esprimere la loro devozione. Più tardi, nel XVI secolo, vennero a Gravina i Padri agostiniani che allocarono una statua nella nicchia che ancora sovrasta la porta principale d'ingresso alla chiesa da loro eretta e oggi denominata "sant'Agostino. Sicché la primitiva cripta fu detta di san Vito Vecchio rispetto alla nuova.
Ma chi era San Vito?

Gravina in Puglia Via San Vito Vecchio

Gravina in Puglia Via San Vito Vecchio

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