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Note storiche su Gravina

Città e Territorio

Gravina in Puglia Vista dall'alto


Gravina in Puglia è adagiata sulle sponde dell'omonimo burrone, circondata di colline, a 57 Km da Bari e a 350 metri sul livello del mare. La sua popolazione è calcolata in 43.000 abitanti. Il grano e il vino sono gli emblemi, con la spiga e l'uva, e costituiscono il suo stemma. E' coltivato, prevalentemente, a cereali e, nelle zone più alte, a pascolo; è, peraltro, pure coltivato a vite e a ulivo; nella parte meridionale sono ancora diffusi i boschi e la macchia mediterranea. E' molto antica l'industria dei latticini. Gravina, conquistata dai Romani e inserita con il nome di Silvium nel tracciato della via Appia, mentre prima il suo nome era Sidion, fu centro di progredita civiltà, colonia tarantina ed emporio commerciale che raggiunse il suo apogeo nel sec. IV-V a.C. Le tombe scoperte, sul colle dell'antica Silvium, detto Petra Magna, hanno dato e danno alla luce, vasi fittili di più o meno pregevole fattura, utensili d'uso agricolo e domestico, amuleti, monili, corniole ed armi di epoca protostorica, greca e romana. E poiché, tra i vasi e i cimeli riferibili alle dette civiltà, si nota un assortimento, che dai più semplici va ai più pregevoli, in questa constatazione si ha un indice per ritenere che, sin dai tempi greci, la località fu abitata da diverse classi sociali, e che, quindi, fu centro di non trascurabile importanza. Gravina fu distrutta e rasa al suolo, presumibilmente, dai Vandali di Genserico, nel 455. I superstiti si ridussero a vivere nelle grotte di tufo del torrente "la gravina", e risalendo il colle opposto a Petra Magna costruirono i rioni Piaggio e Fondovito. Tutta la Puglia assurse ad un grado di prosperità, che si notava soltanto in poche città d'Italia, sotto l'impulso del grande Svevo Federico II, il quale "incaricava l'architetto Fuccio di costruire verso Gravina un parco cinto di mura per l'uccellagione, e sul vertice della collina adiacente alla città fece innalzare il Castello, di stile romanico, che fu suntuoso palazzo per la corte". Gravina è stata, nella sua storia, città produttrice di socialità. Città in cui era piacevole vivere per incontrarsi, divertirsi, contrattare. Cos'altro sono la Fiera di Gravina, se non il piacere di frequentazione, momenti di socialità. E la festa del Santo Patrono, San Michele Arcangelo, il 29 settembre, occasione di socializzazione, cioè convivenza civile. La cattedrale di Gravina, maestoso tempio, la cui ricostruzione, dopo il terremoto del 1456, fu dovuta in gran parte, oltre al vescovo del tempo, mons. Pietro Matteo d'Aquino (1482-1508), alla famiglia Orsini, alla duchessa donna Giovanna della Tolfa e a suo figlio Papa Benedetto XIII, al popolo di Gravina e al Capitolo cattedrale, è ricca di tesori inestimabili: l'affresco a muro della Madonna del Piede, prima patrona della cattedrale e forse la pittura mariana più antica di Gravina; la poderosa statua del Santo Patrono, scolpita su pietra dura; i ricchi paliotti degli altari; il bellissimo rosone che illumina e guarda l'antica sede della città oltre il burrone. Tutta la città è ricca di chiese. Spettacolare è la seicentesca chiesa, santuario mariano, Madonna della Grazia. Tutta la facciata è dominata da un'aquila immensa, che è di mirabile effetto, con la forza delle sue ali distese. Interessante è la Chiesa-grotte San Michele scavata nella roccia, prima chiesa madre della città. Tutto l'interland lucano era attratto dalla modernità pugliese, e, quindi, dalla occasione mercantile di Gravina che offriva loro migliori e diversi prodotti, nella cornice gradevole di una città che, pur vicina alla loro cultura e alla struttura urbana a loro familiare, si differenziava totalmente per caratteristiche pugliesi.

prof. Michele Gismundo



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