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"La politica ha smarrito la sua vocazione"

Politica e cultura

Gravinaoggi Montecitorio

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"Gli scandali delle ultime settimane possono essere interpretati come l'ennesimo segnale di una politica che ha smarrito la sua vocazione originaria, essere lo strumento che permette, attraverso il buon governo, la custodia e la difesa del bene comune, e soprattutto la tutela dei diritti dei più deboli. Occorre che la politica torni a stupirci più spesso, mostrandoci di avere la volontà e la capacità giuste per recuperare quella maturità e quel credito necessari per la guida del paese in un momento così critico, fenomeno di una corruzione sempre più dilagante, come pure le tracce di infiltrazioni di una criminalità organizzata sempre più diffusa in tutta la nazione, vanno letti non soltanto come segni dell'indebolimento del codice di moralità di singoli attori della politica - segnale di un degrado morale da condannare e combattere - ma più profondamente come il campanello di allarme che annuncia il grave stato di crisi del sistema politico nel suo insieme - segnale di un degrado ancora più grave e sistemico".
Due settimane fa l'arcivescovo Angelo Scola aveva sollecitato la politica a tornare all'etica della "gratuità". La riflessione che arriva adesso da monsignor Bressan parte da quello spunto, dalla censura della "politica" diventata "una professione" ma anche della "sfera della politica" che arriva a coincidere esclusivamente "con l'azione dei partiti", deriva che "nei fatti ha innescato una spirale di delega di tutto ciò che è costruzione del legame sociale e cura del bene comune a un settore autonomo, che si è via via costruito come un mondo a parte, autoreferenziale e sempre meno soggetto a regole e controlli. La conseguenza di questo stato di cose è una: "La nostra vita sociale quotidiana si è così vista privata della capacità e volontà da parte di ognuno di interessarsi del bene di tutti, collaborando in modo diffuso e gratuito alla costruzione di un'azione politica che fosse il frutto della società nel suo insieme".
"Un simile impoverimento" porta "il singolo individuo" a essere "sempre meno capace di riconoscere le sue responsabilità personali nella costruzione del tessuto sociale" e a "operare una lettura del legame sociale in termini di pura utilità e mero profitto". La "classe politica" a sua volta "interpreta il suo ruolo in termini corporativi, impegnata nella difesa dei diritti di alcuni gruppi sociali, e non più interessata a custodire, a sostenere e a trasmettere i valori che stanno alla base della nostra identità culturale e nazionale". Viene chiesta "vigilanza" in un "momento critico" e per "riconoscere il bene comune e i valori essenziali della persona umana come il fondamento e il collante del nostro vivere insieme; bene e valori da tutelare e sostenere con azioni politiche adeguate". Un invito che riguarda i "cristiani direttamente impegnati in politica" ma anche i cittadini comuni: "Ogni cristiano ha il dovere di contribuire con le proprie energie alla costruzione di un'azione politica buona".
Gravina in Puglia, 22 ottobre 2012
La redazione


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