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"Cudd fegghjarjdd", così affettuosamente lo chiama mamma Lucì

Politica e cultura

Gravina in Puglia Via Giudice Montea


Trattenuto dalla folta ragnatela che da decenni ormai dimora tranquilla nella strombatura della finestrina che soprastà all'ingresso, il giorno stenta ad annunciarsi. È pertanto la josa dell'esterno ad avvisare i "uast a mestjr" ch'è l'ora di darsi da fare per un'altra inutile giornata. Narducce però bisogna lasciarlo riposare. "Cudd fegghjarjdd" - così affettuosamente lo chiama mamma Lucì - è quel che campa la famiglia ed ha quindi diritto al sonno più lungo e quieto, come al boccone migliore, come alla prima e pure all'ultima parola. Ma Narducce è già fuor di casa: è sulla banchina della stazione, stretto nei suoi stracci, colle mani ficcate sotto le ascelle, ad aspettare il primo treno. Necessità e sogno gli fan da compagni: l'unal'intrattiene col suo buonsenso quando è concreto, l'altro lo conforta quand'è triste. Entrambe le condizioni non son in lui mai portate all'eccesso, anzi, spesso, l'una assume le caratteristiche dell'altra.
I geloni gli dan prurito, per trovar sollievo sbatte in cadenza i piedi l'un contro l'altro.
Scenderanno viaggiatori? Molte mattine se n'è dovuto tornare in paese leggero di tasca, col carrettino vuoto.
Con gran fragore, sferragliando, ancora vestito di notte, il convoglio fa il suo ingresso in stazione. D'istinto i partenti si fan indietro, non il
giovane portabagagli; egli si spinge più sotto il binario di corsa. Ubriaco di piacere, cerca tutto lo sbuffo umido e caldo della locomotiva e, mostrando in ciò baldanza, gli sembra perfino d'essere eroico. Quel vapore, denso e pesante, penetrandogli nella canna della gola mentre va gridando "portabagagli!", non lo disgusta come dovrebbe: è in lui l'affettuosa illusione d'essere uno delle ferrovie. Vapore e faccia nera non son forse l'espressione di quel mestiere?
Pochi partono, nessuno arriva.
Quando Narducce rialza il capo, il treno non è più che una nuvola che mano mano si rattrappisce e poi svanisce. Se ne va, chissà dove, lontano, lontano da Gravina. Un dì, su quel treno ci sarà pure lui.
Da quelle parti del Pendino, uno spicchiodi luna ancor s'ostina.

Andrea Riviello, "
Piaggio", Matera, 2003

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