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A Gravina ti accolgono gli odori

Città e Territorio

Gravina in Puglia Centro storico


A Gravina ti accolgono gli odori, quegli odori di via Marconi dove sta l'alchimista delle erbe murgiane; tra piazza Notar Domenico e porta Sant'Agostino dove stanno trattorie ed osterie a scolmare fritti di vampascioli, di funghi ed arrosti di agnello. Gli odori del tufo appena cavato, squadrato e posato; gli odori del tufo annerito dai secoli lunghi. Gli odori delle erbe selvatiche e della macchia mediterranea tra Fondovito e il costone di Botromagno. Gli odori della umidità all'interno del concavo delle chiese rupestri. Le nostre facce, le facce del sole rivelano un odore di lentezze e cantilene. Ora che è finalmente arrivata la primavera, l'intensità della luce ti fa stringere gli occhi per il troppo verde, di un verde intenso, fitto, chiaro, ondeggiante e compatto. Ti guardi intorno, attraversando le vie del centro storico, e capisci subito che questo non era un luogo qualsiasi. Era la casa degli Orsini. Lì il palazzo ducale, più giù la chiesa dei penati, più in là il monastero della duchessa. La fontana pubblica porta l'acqua da una sorgente distante dieci chilometri. E' la fontana del casato. E così risenti gli odori del latte di pecora appena munto per strada. Del pecorino stagionato dentro stalle abbandonate che lasciano filtrare un pulviscolo sfuggente. Il ritmo collettivo che si riprende la città per mostrarsi come un'avventura, quasi un giro sulla macchina del tempo. Dai palazzi ducali degli Orsini, dal palazzo della famiglia Pomarici Santomasi riprendi per mano il secolo che tu scegli. E così sulla macchina del tempo scendi dalla città di piano, giù, giù, sempre giù sino alla magia della grotta, sino alla caverna. E' tutto lì, l'uno dentro l'altro, l'uno sotto l'altro. Immobile, stanco ed invecchiato. Quella vecchiaia piena di fascino, dignitosa, pulita e lenta, dove si sono consumate piccole e grandi saghe famigliari. L'architettura rupestre ti prende per mano e ti conduce lungo meandri di stalle, cantine, conventi per lasciarti senza fiato sino giù, dove Botromagno ti appare universo rovesciato. In ogni angolo che si rischiara alla luce si riaccendono gli odori delle botti che ancora chiacchierano, degli amori, delle gelosie, dei graffiti misteriosi, dei cavalieri addormentati sui pagliericci. Case e chiese scolpite con arte nella roccia viva perché fatica e fede possano raccontarsi fiaba, storie e storia.

Rino Vendola

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